
“I disturbi e le patologie prevalentemente lamentate dai turnisti sono tipiche manifestazioni psicosomatiche, di cui è nota la patogenesi multifattoriale e il loro andamento cronico degenerativo”[1], così ha scritto il Dr. Costa, uno dei massimi esperti in Italia di stress- lavoro correlato.
Come può dunque “muoversi” un lavoratore nel duro mondo dei turni di lavoro? Una risposta univoca non c’è, cerchiamo di capire il perché di seguito.
I dati riferiti al periodo tra in 1994 ed il 2016 rimandano ad una crescente attenzione rispetto il benessere del lavoratore turnista, anche se molto dipende dalla capacità soggettiva di fronteggiamento dei fattori stressanti ( stressors ).
Chi lavora su turni va maggiormente incontro a: disturbo da uso di alcol, depressione e disturbo da uso di sostanze ( volte a favorire il sonno, atte a “tenere gli occhi aperti” o a gestire disturbi psichiatrici ).
Inoltre può essere resa difficile la gestione famigliare, il mantenere dei rapporti sociali, la salute fisica spesso ne risente causa disturbi gastrointestinali, malattie cardiovascolari come l’ipertensione ed il diabete. C’è poi maggiore possibilità di essere in sovrappeso e di ammalarsi di cancro.
I lavoratori con disturbo bipolare mostrano maggiormente l’insorgenza di episodi di mania correlati al lavoro con turni[2], come esito di “debito di sonno”.
Continue notti di sonno mancato tendono a portare a scarse prestazioni lavorative, maggiore rischio di incidenti sul lavoro e alla guida di rientro dal turno.
In sé gli specialisti ed i ricercatori hanno evidenziato come la “Sindrome del Turnista” e quella del “Jet- Lag” siano più riflesso di una “funzione normale del timing circadiano, nel contesto di modifiche esterne dello schedule sonno- veglia” come constatato anche da Spaggiari nei suoi studi e quindi queste due sindromi non possano considerarsi patologie.
Uno dei problemi fondamentali? Gli orari anomali di lavoro ( o per durata o per collocazione oraria ) con conseguente deprivazione. Nel 2003 Akerstedt [3]parlava di tre su quattro lavoratori notturni affetti d insonnia.
Sfinenti turni di lavoro tendono a susseguirsi e, spesso soprattutto per chi ha da poco iniziato a lavorare su turno o per chi lavora da più di vent’anni in questa modalità, e magari supera i cinquant’anni ( Drake, 2004 ) i fattori di rischio tendono ad aumentare, siano essi temperamentali o genetici e fisiologici.
Perché? Cosa succede nel nostro cervello? Una delle risposte più accreditate è che la melatonina [4]sia inibita per esposizione notturna alla luce. Tale ormone tra i suoi compiti, svolge anche quello di agente antitumorale, di conseguenza una lavoratrice sottopostasi ad intervento di mastectomia, se pure in passato, sarebbe meglio non svolgesse turni di notte.
Ideale sarebbe che il lavoratore riuscisse, come sostenuto dalla Spaggiari a “personalizzare il turno”, attraverso dei pisolini. La “personalizzazione” viene anche definita come la “variabilità individuale nella resistenza alla deprivazione e alla fatica”.
Attualmente l’intervento sulla Sindrome del Turnista è preferibilmente di tipo non- farmacologico, ma se necessario può essere valutato quello farmacologico.
L’articolo 14 Decreto Legislativo dell’8 aprile 2003, n.66 riporta: “La valutazione dello stato di salute dei lavoratori addetti al lavoro notturno deve avvenire attraverso controlli preventivi e periodici adeguati al rischio cui il lavoratore è esposto, secondo le disposizioni previste dalla legge e dai contratti collettivi.”[5]
È necessario curare il benessere dei dipendenti perché se i lavoratori si sentono bene nell’ambiente in cui passano buona parte del tempo, e ciò vale a maggiore ragione per chi lavora con turni, i risultati si rispecchiano in ogni settore della vita di ciascuno, sulla produttività ed anche sulla spesa pubblica sanitaria.
[1] Cfr. PSAL_-_caso_clinico_2.
[2] Cfr. M.C. Spaggiari, “ Disturbi del ritmo sonno- veglia e attività lavorativa”, 2014.
[3] Cfr. T. Akerstedt, P.M. Nilsson, “Sleep as restitution: an introduction”, 2003.
[4]Cfr. “Lavoro a turni e salute- AUSL Parma”.
[5] Cfr. “Lavoro a turni e notturno- strategie e consigli per la salute e la sicurezza- una guida per i datori di lavoro, le lavoratrici e i lavoratori”.